Una delle più conosciute, se non la più famosa, è quella di Kaldi un pastorello dello Yemen. Non vedendo arrivare le capre che sorvegliava, decise di partire alla loro ricerca. Le ritrovò agitatissime e piene di energia, e incuriosito dal loro comportamento, le seguì notando che sembravano attratte dai piccoli frutti rossi di un arbusto che cresceva con abbondanza nell’area. Portò allora le “magiche” bacche in un monastero vicino, dove l’abate, credendole opera del diavolo, le butto al fuoco. Queste iniziarono ad emanare un intenso aroma e vennero pertanto recuperate. I monaci, come facevano con altri frutti, prepararono un decotto e dopo averlo bevuto constatarono che riusciva a tenerli svegli anche durante le veglie di preghiera. Da lì a poco impararono ad utilizzare le diverse parti della pianta (foglie e bacche) per la preparazione della nera e calda bevanda che conosciamo oggi.
Un’altra storia ha come protagonista Omar, noto per le sue doti di guaritore tramite la preghiera. Il derviscio, bandito dalla citta natale Mocha (Yemen) e recluso in una grotta nel deserto, stava quasi per morire di fame quando vide delle bacche rosse che spuntavano sugli arbusti vicini. Le colse e, poiché le trovava troppo amare e dure, le arrostì e le fece bollire. Bevuta l’acqua di cottura si sentì rinvigorito, decidendo di somministrarla anche ad un vecchio pellegrino debilitato, che miracolosamente riprese il cammino di casa. Quando la notizia della guarigione giunse a Mocha, Omar fu richiamato in città con tutti gli onori.
Un’altra, racconta di come l’Arcangelo Gabriele venne in aiuto a Maometto contro l’improvvisa malattia del sonno che lo colpì. Sul punto di essere sopraffatto durante uno scontro politico, dopo pochi sorsi di questo “infuso divino” non solo recuperò subito forza e salute, ma si sentì così bene che fu in grado di disarcionare 40 uomini e far felici 40 donne.
Alcuni studiosi affermano che fosse caffè pure la bevanda amara, definita da Omero utile “contro i dispiaceri, i rancori e la memoria dei dolori”, che Elena aggiunse al vino per asciugare le lacrime degli ospiti alla mensa di Menelao.
Un monaco arabo, lo sceicco Ali Ben Omar, che rimase solo durante un viaggio verso Mocha, città nella quale accompagnava il suo maestro Schadeli, morto durante l’itinerario.
Apparsogli un angelo, fu incoraggiato a proseguire verso quella città dove infuriava una terribile peste. Qui, con le sue preghiere ad Allah, riuscì a guarire molti malati e persino la figlia del re, della quale si innamorò. Il Re però allontanò il monaco, il quale, costretto a vivere nella solitudine della montagna, per appagare la fame e la sete, dovette invocare l’aiuto del suo maestro, il quale gli inviò un magnifico uccello dalle piume variopinte e dal suadente canto.
Destato e sollevato dal melodioso canto, Omar si avvicinò per ammirare l’uccello e, giunto sul posto, vide un albero rivestito da fiori bianchi e frutti rossi: la pianta del caffè.
Colse alcune bacche e ne fece un decotto dalle virtù salutari che, spesso, offrì ai pellegrini che riceveva nel suo rifugio. Sparsasi la notizia delle qualità magiche della bevanda, il monaco venne riaccolto nel regno con grandi onori.Un monaco arabo, lo sceicco Ali ben Omar, che rimase solo durante un viaggio verso Mocha, città nella quale accompagnava il suo maestro Schadeli, morto durante
Un’ultima leggenda racconta che un enorme incendio si propagò in un vastissimo territorio dell’Abissinia, coperto da piante spontanee di caffè facendo diffondere a decine di chilometri di distanza l’aroma di quella che fu considerata una gigantesca torrefazione naturale.